意大利语阅读学习:《十日谈》

全国等级考试资料网 2022-10-19 16:45:09 54

- Signor mio, io fui ben già colui di cui voi domandate,

ma io sono per non esser più.

Domandollo allora l’ammiraglio che cosa a quello l’a-

vesse condotto; a cui Gianni rispose:

- Amore, e l’ira del re.

Fecesi l’ammiraglio più la novella distendere; e avendo

ogni cosa udita da lui come stata era e partir volendosi,

il richiamò Gianni e dissegli:

- Deh, signor mio, se esser può, impetratemi una grazia

da chi così mi fa stare.

Ruggieri domandò quale; a cui Gianni disse:

- Io veggio che io debbo, e tostamente, morire; voglio

adunque di grazia che, come io sono con questa giova-

ne, la quale io ho più che la mia vita amata ed ella me,

con le reni a lei voltato ed ella a me, che noi siamo co’

visi l’uno all’altro rivolti, acciò che morendo io e veden-

do il viso suo, io ne possa andar consolato.

Ruggieri ridendo disse:

- Volentieri io farò sì che tu la vedrai ancor tanto che ti

rincrescerà.

E partitosi da lui, comandò a coloro a’ quali imposto era

di dovere questa cosa mandare ad esecuzione, che senza

altro comandamento del re non dovessero più avanti

fare che fatto fosse; e senza dimorare, al re se n’andò. Al

quale, quantunque turbato il vedesse, non lasciò di dire

il parer suo, e dissegli:

- Re, di che t’hanno offeso i due giovani li quali laggiù

nella piazza hai comandato che arsi sieno?

Il re gliele disse. Seguitò Ruggieri:

- Il fallo commesso da loro il merita bene, ma non da te;

e come i falli meritan punizione, così i benefici meritan

guiderdone, oltre alla grazia e alla misericordia. Conosci

tu chi color sieno li quali tu vuogli che s’ardano?

Il re rispose di no. Disse allora Ruggieri:

- E io voglio che tu gli conosca, acciò che tu veggi

quanto discretamente tu ti lasci agl’impeti dell’ira trans-

portare. Il giovane è figliuolo di Landolfo di Procida,

fratel carnale di messer Gian di Procida, per l’opera del

quale tu sé re e signor di questa isola. La giovane è fi-

gliuola di Marin Bolgaro, la cui potenza fa oggi che la

tua signoria non sia cacciata d’Ischia. Costoro, oltre a

questo, son giovani che lungamente si sono amati insie-

me, e da amor costretti, e non da volere alla tua signoria

far dispetto, questo peccato (se peccato dir si dee quel

che per amor fanno i giovani) hanno fatto. Perché dun-

que gli vuoi tu far morire, dove con grandissimi piaceri

e doni gli dovresti onorare?

Il re, udendo questo e rendendosi certo che Ruggieri il

ver dicesse, non solamente che egli a peggio dovere

operare procedesse, ma di ciò che fatto avea gl’increbbe;

per che incontanente mandò che i due giovani fossero

dal palo sciolti e menati davanti da lui; e così fu fatto. E

avendo intera la lor condizion conosciuta, pensò che con

onore e con doni fosse la ingiuria fatta da compensare; e

fattigli onorevolmente rivestire, sentendo che di pari

consentimento era, a Gianni fece la giovinetta sposare, e

fatti loro magnifichi doni, contenti gli rimandò a casa

loro, dove con festa grandissima ricevuti, lungamente in

piacere e in gioia poi vissero insieme.

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